sabato 6 febbraio 2010

Interviste: Aus Decline

Il tesoro nascosto della new wave italiana

La new wave esplose nel nostro paese nei primi anni ’80, sulla scia della nuova onda musicale britannica guidata da gruppi come Joy Division, The Cure, Siouxsie And The Banshees e Bauhaus. Tra i numerosi gruppi che nacquero in quel periodo, sono stati i Diaframma, i CCCP e i Litfiba ad avere i mezzi e le capacità per emergere in maniera importante, mentre una miriade di piccole bands, seppur meritevoli di attenzione, si sciolsero nel silenzio. Tra queste gli Aus Decline. Nati sul finire degli anni ‘70 a Pavia, furono notati per la prima volta dal giornalista Alberto Campo, che sulle pagine di Rockerilla scrisse: “Da tenere d'occhio, nascondono segreti preziosi”. Nel 1983 un loro brano, “Five Years Life”, fu inserito nella compilation “First Relation” della Mask Production, ottenendo ottimi giudizi dalla critica. Sul finire del 1984 il gruppo si sciolse, proprio mentre le formazioni fiorentine debuttavano con i loro album, trasformando radicalmente il panorama musicale italiano (Siberia dei Diaframma uscì giusto nel 1984, seguito l’anno successivo da Desaparecido dei Litfiba).
Ma la storia degli Aus Decline non finisce qui: venti anni dopo lo scioglimento, i quattro musicisti della line-up originaria si ritrovano per una curiosa operazione di recupero archeologico delle tracce incise in quegli anni gloriosi, che frutteranno un cd autoprodotto intitolato “Retrospettiva 1981-84” (2003), tredici tracce tra demo e live che mostrano un gruppo solido, immerso cuore e anima nella new wave del periodo, dotato di notevoli potenzialità sia in studio, sia dal vivo. L’album riscuote ottimi consensi, nonostante penalizzato da tutti i limiti dell’autoproduzione, e diventa un piccolo caso della discografia nostrana, soprattutto per il riscontro avuto all’estero. Abbiamo incontrato Luca Collivasone, ex-chitarrista della band, con cui abbiamo parlato degli Aus Decline e dell’ambiente musicale sotterraneo nell’Italia dei primi anni ’80.

Ciao Luca, parlami dei primi anni ’80: com’era la vita di una band dell’epoca? Quali erano le difficoltà di mettere insieme dei musicisti, trovare la sala prove, procacciarsi concerti?
Per la precisione la band nasce prima degli anni ‘80, nel 78/79, e giunge alla formazione definitiva nel 1980. “Sala prove” era una parola che, almeno nella nostra città, non esisteva… molte delle band provavano in casa (!) e noi stessi l’abbiamo fatto per un certo periodo, oppure in qualche sala gentilmente concessa dall’oratorio. Poi, finalmente, si riusciva a trovare una stanza in qualche cascina, ci si portava dentro gli strumenti e finalmente si era liberi di suonare. Riguardo alle difficoltà di trovare i musicisti, riferendomi strettamente all’esperienza degli Aus Decline, direi che non ce ne sono state: quattro teste con gli stessi intenti, e soprattutto con un background culturale simile, si sono trovate insieme ed è stato subito facile andare d’accordo. È stata un’alchimia davvero particolare… si era entusiasti e positivi su ogni idea, sia di tipo musicale che grafico-estetica. Probabilmente il genere stesso che suonavamo non permetteva false intenzioni e rapporti non sinceri: ricordiamoci che, soprattutto nel primo periodo post punk e soprattutto nella nostra piccola città, ci si metteva in gioco non poco perché la maggior parte delle band esistenti suonava il classico repertorio rock, che era quello che il pubblico chiedeva, e salire sul palco in abbigliamento “dark” della prima ora, con atteggiamento piuttosto “marziale”, spesse volte con l’eyeliner sugli occhi… beh, era facile prendersi qualche insulto o peggio. I concerti, onestamente, non li si cercava in maniera ossessiva, spesso eravamo invitati da ragazzi appassionati del genere di altre città, oppure un gruppo che suonava invitava un altro e così via… si faceva squadra e si collaborava. Anche chi organizzava concerti nei locali era comunque un appassionato al genere, per cui mi viene da dire che suonare era più semplice allora che oggi.

Qual era la musica che vi ha ispirato maggiormente e che ha influenzato poi il sound degli Aus Decline?
Sul momento potrei dirti le bands che a me personalmente piacevano di più, come i Joy Division e tutta la scena dark wave, ma anche e soprattutto molti gruppi tedeschi come DAF, Palais Schaumburg e Kraftwerk. Compravamo un sacco di dischi new wave ed era difficile che non ci piacessero.

Il vostro primo demo tape è datato 1982, raccontami come sono andate le cose, la nascita dei pezzi e l’esperienza dello studio di registrazione, magari hai qualche aneddoto da raccontarci a proposito.
Quello che noi definiamo il demo-tape “Radio X” era una cassetta che abbiamo registrato con il classico registratore portatile in mono nella nostra saletta… ma credo che sia prima del 1982, se è a quello che ti riferisci, comunque è Giorgio lo storico del gruppo, io ricordo ben poco in fatto di date. In studio abbiamo invece registrato i pezzi che sono poi finiti su “Retrospettiva”. La cosa che più ci diverte ricordare è che la persona che ci registrava a Milano generalmente lavorava con cantanti di musica leggera da balera e, durante il mixing, alla domanda “descrivetemi che tipo di suono volete”, la risposta fu “malato”. La cosa ci fece molto ridere.

Com’è finito quel demo nelle mani di Alberto Campo di Rockerilla?
Non so… è probabile che fu semplicemente spedito alla redazione di Rockerilla.

Com’è maturata la vostra partecipazione alla compilation “First Relation” della Mask Production e perché proprio “Five Years Life”?
Abbiamo risposto ad una pubblicità pubblicata su Rockerilla che invitava i gruppi ad inviare del materiale. “Five years life” è stata ispirata dal film “L’enigma di Kaspar Auser” di Werner Herzog, è piaciuta immediatamente a quelli dell’etichetta, nonostante avessero a disposizione anche tutti gli altri pezzi.

Gli Aus Decline dal vivo: dalle tracce live del cd emerge una grande professionalità anche sul palco, quale ricordo hai dei vostri concerti e qual era la risposta del pubblico?
I concerti erano molto coinvolgenti, noi avevamo un atteggiamento piuttosto distaccato sul palco, più che altro per timidezza, ma la musica da sola bastava e, dopo due/tre canzoni, davanti a noi si iniziava a saltare. Una cosa che mi ricordo su tutte era il ritmo delle canzoni, dal vivo il basso e la batteria pestavano molto, mi piaceva parecchio sentire il ritmo nello stomaco.

A Firenze, in quei giorni, stava nascendo il “rock italiano cantato in italiano” di Diaframma e Litfiba, quali voci vi arrivavano dalla Toscana e come vivevate a Pavia queste trasformazioni in atto?
Si leggevano le fanzines e le riviste e si veniva a conoscenza dei gruppi di quella città, c’era un grosso movimento di persone che si dava da fare ovunque, anche a Bologna, penso a riviste come Cannibale e Frigidaire. A Pavia niente di tutto questo, ma ci riconoscevamo molto in quel tipo di cultura e quando andavamo in quelle città a vedere i concerti capivamo che Pavia era piccolissima, sotto tutti i punti di vista.

Nel 1984 gli Aus Decline si sciolgono. Perché?
Non avevamo più niente da dire.

Facendo un paragone con le band fiorentine, pensi che se gli Aus Decline avessero cantato in italiano e avessero avuto alle spalle una struttura discografica solida come l’IRA, le cose sarebbero potute andare diversamente? Oggi sareste potuti essere a fianco di Diaframma, CCCP e Litfiba come tra i più titolati rappresentanti della musica alternativa degli anni ’80?
Se un’etichetta come l’IRA decideva di interessarsi ad una band, questa riceveva una notevole visibilità e attenzione da parte delle riviste e del pubblico, indipendentemente dal nome. Purtroppo a noi è andata diversamente rispetto ai gruppi fiorentini.

Venti anni dopo lo scioglimento, nel 2003, decidete di mettere tutto il materiale superstite di quegli anni su un cd e pubblicare quello che, al momento, è l’unico vero album ufficiale degli Aus Decline. Di chi è stata l’idea di assemblare “Retrospettiva 1981-84”?
Riascoltando dopo anni “a freddo” il materiale, Giorgio ed io ci siamo sinceramente stupiti della qualità delle tracce, soprattutto per quanto riguarda il lato compositivo, in tutta onestà non ricordavamo gli Aus Decline in quel modo. È subito nata l’urgenza di pubblicare il materiale, non ci siamo neanche preoccupati di cercare un’etichetta, abbiamo semplicemente voluto mettere su cd le canzoni della nostra band.

Il disco ha fatto gridare al miracolo i nostalgici (come me), che in quelle canzoni hanno respirato intatta tutta l'atmosfera di quel momento particolare della nostra cultura attraverso i suoni oscuri del post-punk. Sfruttando questa occasione, non c’è stata la tentazione di rimettervi insieme? Magari per un nuovo album ed un giro di concerti come ai vecchi tempi?
A me personalmente l’idea di rimettersi assieme, con qualche chilo di troppo, senza capelli, senza ricordare le parti, senza essere in grado di suonare in quel modo, crea imbarazzo… se avessimo continuato senza mai smettere, tipo i Cramps… ok, ci poteva anche stare, ma le poche “reunion” cui ho avuto modo di assistere, sull’onda del revival della new wave italiana, mi hanno messo solo tristezza.

Cosa fanno oggi gli Aus Decline? Chi di voi è rimasto nella musica?
Marco Casasco è un “hammondista” di talento, Riccardo De Angelis ha da poco riabbracciato il basso e al momento si diverte a suonare a casa e a collezionare bassi Rickenbacker. Io ho continuato a comporre sotto lo pseudonimo di Doctor Luke Sharp, il mio ultimo progetto sono i Masked Marvels. Suono anche la tromba nei Maciste ed entro l’anno uscirà un mio disco solista.

Il movimento new wave si è estinto sul finire degli anni ’80, gli stessi Diaframma e Litfiba hanno cambiato stile gettandosi sul cantautorato rock i primi e sul rock dozzinale da arena i secondi. Navigando sul vostro sito ho notato una simpatia per gli Hiroshima Mon Amour, gli unici che avete linkato e per i quali avete speso parole di elogio. Secondo te, quali sono oggi i gruppi meritevoli di menzione per la loro capacità di tramandare nel nuovo millennio il suono new wave che un tempo vi apparteneva?
Ho conosciuto Carlo Furii degli Hiroshima Mon Amour in rete e mi è piaciuto molto quello che fanno, ma anche loro sono in continua evoluzione, non mi sembra che abbiano proprio le sonorità dell’epoca… e fanno bene, secondo me, a non cercarlo in maniera ossessiva. Non conosco altre band che rispondano ai requisiti che chiedi, ma non credo abbia importanza, è bello quando ci sono delle band che recuperano, elaborano e creano cose nuove.

Ultima domanda: torneremo a sentir parlare degli Aus Decline?
Come vedi già se ne parla, adesso ne stiamo parlando, no? C’è una notevole attenzione per la band, soprattutto all’estero: Germania, Europa settentrionale, USA… addirittura a New York la “East Village Radio” ci tiene costantemente in play-list. La cosa ci lusinga e ci permette di dire che, nonostante all’epoca non ricevemmo particolare attenzione dalle etichette e da buona parte dei giornalisti, il materiale proposto era davvero di valore. Molto probabilmente daremo alle stampe quel famoso demo-tape “Radio X” perché, anche se è una registrazione mono, i pezzi sono molto più post-punk, aggressivi, particolari, con interventi di sintetizzatore che anticipano le sonorità di “Retrospettiva”.


“Retrospettiva 1981-84”, tracklist:
1- Fluxion 2- Fear Of Sin 3- Five Years Life 4- Goin' On Jot 5- Earth Isn't Room Enough 6- Body Hit 7- To Lead The Van 8- She Gave Me Algedy (live) 9- Auburn (live) 10- Hanfull Of Beauty (live) 11- Fear Of Sin Live (live) 12- City House (live) 13- She Gave Me Algedy (studio version)

Aus Decline:
Marco Casasco: tastiere e voce
Luca Collivasone: chitarra
Riccardo De Angelis: basso
Giorgio Rimini: batteria

Discografia:
- Retrospettiva 1981-84 (CD, 2003, autoprodotto)
- First Relation (LP compilation, 1983, Mask Production) – brano proposto "Five Years Life"
- Radio X (demotape, 1982, autoprodotto)

Collegamenti:
http://www.ausdecline.com/

Ascolta gratuitamente alcuni brani estratti dall’album “Retrospettiva” sulla pagina MySpace degli Aus decline.

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